Sposarsi in un museo, il “Sì” di Nadia e Ivano lì dove la seta prende forma

Un matrimonio poco convenzionale: mix di arte, storia e poesia in una location d’eccezione. A firmarlo la wedding planner Monia Re

Uniti per sempre da un filo di… Seta. Letteralmente.
Sì, perché è proprio lì dove la seta prende forma, negli spazi del Filatoio Rosso di Caraglio, in provincia di Cuneo, che Nadia e Ivano si sono giurati amore eterno. Hanno scelto di sposarsi in un museo, il più antico d’Europa, all’interno di una location inaspettata, originale e, allo stesso tempo, esclusiva.Un matrimonio che è stato un omaggio ad un tessuto prezioso ed impalpabile, proprio come l’amore; che nel tempo ha ispirato scrittori, cantautori e poeti: Alessandro Baricco ha scelto la seta per la stesura di uno dei suoi più famosi romanzi, Elisa ha raccontato in musica del filo di seta che unisce due amanti e anche Gustave Flaubert scriveva che «è il filo, non le perle, a fare la collana».
Sposarsi in un museo
70 ospiti per il matrimonio di Ivano e Nadia si sono riuniti a cerchio attorno agli sposi durante lo scambio delle promesse

Un filo sottile (come quello che compone la fibra di seta) ma forte, capace di tenere uniti un uomo e una donna per tutta la vita. E così – proprio a voler parafrasare la frase di Flaubert -, va da sé che dietro ad ogni bellezza, anche quella più splendente, ricca ed elegante, si nasconde una verità semplice che unisce: l’amore, che lega e senza cui nessuna bellezza potrebbe esistere. Sarà per questo, allora, che Nadia e Ivano hanno voluto la seta come tema per le loro nozze, un fil rouge tanto originale quanto denso di significato; e sposarsi in un museo che è quasi un tributo a questo tessuto, non poteva che essere il luogo più giusto per la loro unione.

«Ivano ed io siamo molto attenti e sensibili a luoghi come questo, che hanno sempre qualcosa da raccontare – esordisce la sposa, Nadia -. Sin dall’entrata, nel Filatoio Rosso si respira un’atmosfera d’altri tempi; si riesce quasi a sentire addosso la storia che nasconde quell’edificio che, in realtà, era una fabbrica. Più di recente è stato trasformato in un museo».

Monia Re: «La loro vita intrisa di arte, così l’idea di sposarsi in un museo»

A guidare i due innamorati nell’ideazione e nell’organizzazione del loro giorno – intriso di storia, di arte, di poesia e anche di un po’ di magia – è stata la wedding planner Monia Re che, nel rivivere l’incontro con i due giovani professionisti e soprattutto i momenti vissuti insieme, non nasconde una certa emozione. Confessando anche: «E’ il matrimonio che avrei voluto se fossi stata io a dovermi sposare e chiederne l’organizzazione. Semplice, essenziale, ma ricco di dettagli carichi di significato, in grado di rispettare il mood dell’intera cerimonia».

Sposarsi in un museo

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«Architetto lei, ingegnere lui – racconta Monia Re -, hanno deciso di scegliere una location che rappresentasse una vera e propria full immersion nell’arte. Mi hanno lasciata libera di fare, si sono affidati a me, anche se – sottolinea – è stato un brain storming continuo, entusiasmante». «Siamo stati i primi a celebrare un rito lì dentro – aggiunge Nadia -. Conoscevamo già il museo perché eravamo stati ospiti di mostre temporanee, ma vedendo la sala dei torcitoi ce ne siamo innamorati. Così, Monia ci ha detto: “Se siete davvero sicuri, ci provo!”. E ci è riuscita!».

«E’ stato il luogo, dunque, ad ispirarci – continua la sposa -. Da lì, lo abbiamo inserito ovunque, negli anelli e nelle decorazioni, nell’allestimento, fino anche nel mio abito con farfalle ricamate». Già, perché ogni dettaglio – dalla sistemazione delle luci alla decisione della palette cromatica – è stato studiato, pensato approfonditamente. Nulla è stato lasciato al caso.

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L’obiettivo, infatti, era uno: offrire ai pochi e selezionati ospiti (70 in tutto) un matrimonio davvero poco convenzionale, unico, che fosse «un’esperienza, un momento da ricordare oltre la cerimonia – aggiunge la wedding planner, titolare di Kairòs Eventi -. Gli invitati erano accademici, docenti loro colleghi, ospiti con una spiccata sensibilità, capaci di apprezzare ciò che  gli avremmo offerto».

Sposarsi in un museo «avvolti» da amici e parenti

Così, avvolti, (nel vero senso della parola) da amici e parenti, Nadia e Ivano hanno pronunciato il loro sì scegliendo come filo conduttore della loro storia d’amore la seta. «Abbiamo sviluppato il tema più semplice del mondo – racconta Monia Re – e lo abbiamo declinato in tutti gli elementi».

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A cominciare proprio dalla location: una sala con due grandi torcitoi tondi, dove sono state disposte  in forma circolare le sedie trasparenti per gli invitati. «Ho immaginato i miei sposi avvolti dall’abbraccio di amici e parenti – sottolinea la wedding planner -. Ho optato per sedute senza colore perché c’era molta arte intorno e, quindi, bisognava restare “leggeri”. Le sedie – continua – erano posizionate tutte intorno al tavolo tondo centrale, sul quale si trovavano le loro fedi».

Il momento più toccante e romantico è arrivato quando le luci in sala si sono abbassate rendendo ancora più suggestiva l’atmosfera: soltanto su Nadia e Ivano le luci sono rimaste e i due torcitoi, alti ognuno oltre i 5 metri, si sono azionati proprio nel momento clou della cerimonia: quando sono stati dichiarati marito e moglie.

Eleganza, delicatezza, semplicità: tre parole per il matrimonio a tema di Ivano e Nadia

Dall’abito di Nadia fino alle decorazioni. La seta è stata al centro del matrimonio di Ivano e Nadia, tanto da prendere la forma anche del runner lungo 45 metri che ha ricoperto il tavolo per la cena nuziale: una preziosa organza di seta, tagliata e annodata interamente a mano. Ma non solo: era in filato di seta anche il cuscino per le fedi, intrecciate a mano da un orafo artigiano di Cuneo.

Sposarsi in un museo, il “Sì” di Nadia e Ivano lì dove la seta prende forma
Un runner in seta, lungo 45 metri, ha ricoperto il tavolo per la cena nuziale

«Da un lato, abbiamo deciso di impiegare la seta e i suoi filati, utilizzato questi ultimi come tessuti – racconta Monia Re -. Dall’altro, abbiamo fatto rivivere questo materiale permettendo agli invitati di visitare il museo con tanto di guida». Per l’esattezza, quella dell’architetto che si è occupato del restauro del Filatoio Rosso di Caraglio. «Abbiamo creato una cartolina di benvenuto basandoci su una antica, del Seicento, in bianco e nero, in cui erano raffigurati i filatoi originali – spiega -. Sul retro è stato stampato il benvenuto al matrimonio e un invito a partecipare ad una delle due visite guidate organizzate, indicando l’orario preferito. Le cartoline – aggiunge Monia – erano sulle sedie, al posto del libretto messa».

Avorio, rosa cipria, grigio e verde salvia: questi i colori per il matrimonio

Colori delicati, pastello, perfettamente studiati e progettati per una location come quella scelta da Nadia e Ivano. Sono stati utilizzati l’avorio, il grigio ghiaccio e il rosa cipria. Con un accenno anche di verde salvia. Rosa cipria per la lunga tavola imperiale, con su poste delle luci dal design nordico che non sono passati inosservati: piccoli prismi di vetro sfaccettato che fungevano anche da porta biglietti, per indicare il posto ai commensali.

Sposarsi in un museo, il “Sì” di Nadia e Ivano lì dove la seta prende forma
Sposarsi in un museo, il “Sì” di Nadia e Ivano lì dove la seta prende forma
Il tableau de mariage, invece, è stato realizzato su un tavolo tondo: vi sono state appoggiate delle buste scritte da una calligrafa che sul fronte riportavano il nome del tavolo (ossia quello di un filato della seta) e sul retro un aforisma che riconduceva al mondo della seta, alla storia del Museo. Uno su tutti, proprio la frase di Gustave Flaubert.

Sposarsi in un museo, il “Sì” di Nadia e Ivano lì dove la seta prende forma
Il tableau de mariage realizzato su un tavolo tondo: sul fronte delle buste il nome del tavolo e sul retro un aforisma

Una borsa per portare a casa i fiori per le nozze

«Con Elisabetta Cardani (nota flower designer, ndr) – racconta Monia Re – abbiamo allestito un piccolo giardino fiorito per il tavolo; sono stati utilizzati fiori e rose bianche, così da avere un colore dal tono ben definito. Sempre per il tavolo della cerimonia, poi, abbiamo impiegato anche l’edera. La sposa nel suo bouquet aveva Senecio e rose inglesi; era compatto, classico, ma molto bello».

Un giardino fiorito ed elegante che, a fine serata, si è rivelato una sorpresa per tutti gli ospiti: a loro, infatti, è stata regalata una borsa bianca in cui hanno potuto riporre le confezioni floreali e portarle con sé, a casa.

Protagoniste indiscusse sia degli spazi interni che di quelli esterni, le luci. Alle spalle del tavolo degli sposi, per esempio, una lunghissima caduta di tessuto e microluci. Fuori, invece, un delizioso gioco di cadute dai balconi.

Profumi piemontesi e piatti rivisitati per il menu del matrimonio di Nadia e Ivano

«Anche per il menu – sottolinea la wedding planner – la richiesta di Nadia e Ivano è stata di scegliere qualcosa di semplice, ma originale». Per questo i due sposi hanno scelto di mandare in scena piatti della tradizione piemontese, però, rivisitati.

Dal riso carnaroli con mirtilli, Barbaresco, timo e fonduta al Maccagno, fino al filetto con vino Nebbiolo servito su una tortina di polenta macinata a pietra e patate, passando per i raviolini di zucca. «E sono stati non convenzionali soprattutto nella scelta della torta: una più piccola per loro due e poi tutta una serie di monoporzioni servite ad ogni invitato»; la scelta è ricaduta su un dessert al cioccolato con scorza di arancia.

Un giardino fiorito ed elegante che, a fine serata, si è rivelato una sorpresa per tutti gli ospiti: a loro, infatti, è stata regalata una borsa bianca in cui hanno potuto riporre le confezioni floreali e portarle con sé, a casa.
Scelta non convenzionale anche per il dessert: per gli ospiti, monoporzioni di torta multistrato al cioccolato con scorza di arancia

«Tutta l’organizzazione del matrimonio è stata un gioco di squadra – conclude Nadia, la sposa -. Le idee non sono cadute dall’alto, ma sono state ragionate insieme a Monia. Anche Ivano ha partecipato moltissimo, grazie proprio a lei che ha voluto fortemente coinvolgerlo affinché le decisioni venissero prese da tutti».

Una coppia giovane, sensibile all’arte come alla vita, discreta ed elegante che, al termine del suo racconto, è proprio Monia Re a descrivere con le parole forse più giuste: «Nadia e Ivano, due fantastici contaminatori».

Sposarsi in un museo, il "Sì" di Nadia e Ivano lì dove la seta prende forma
La wedding planner Monia Re tra gli sposi Nadia e Ivano

Sposarsi in un museo, il “Sì” di Nadia e Ivano lì dove la seta prende forma

Se avete voglia di sognare ancora po’, non vi resta che sfogliare le foto degli altri matrimoni organizzati da Monia Re e dallo staff della sua Kairòs Eventi

Crediti: Wedding Designer & Planner: Monia Re, Kairòs Eventi | Flowers: Elisabetta Cardani | Allestimenti Luminosi: Castelmar | Grafica: Suze Studio Design | Foto: Roberto Ricci, Springrainstudio

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