Dal 18 maggio via libera ai matrimoni in chiesa alla presenza di amici e parenti, ma con un numero massimo di inviati e alcuni obblighi da rispettare.
Tornano a suonare a festa le campane delle chiese italiane. Dal 18 maggio sono permesse le celebrazioni dei matrimoni in chiesa, alla presenza di amici e parenti. Seppur con alcune limitazioni, sia sul numero dei gli invitati (che non potrà superare le 200 persone) sia sulle regole per stare all’interno dei luoghi di culto.
Il via libera è scattato grazie alla firma del Protocollo di intesa da parte del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte; del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (Cei), Gualtiero Bassetti; e del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.
Coronavirus, riprendono i matrimoni in Chiesa con amici e parenti
Durante i mesi del lockdown, infatti, le celebrazioni religiose sono state sì permesse, ma alla sola presenza dei futuri sposi, dei loro testimoni e del celebrante; e comunque solo nei centri in cui le Diocesi non hanno disposto la chiusura delle chiese. I primi di maggio c’è stata, poi, la riapertura dei luoghi di culto, ma alla presenza di massimo 15 persone. Soltanto con la firma del protocollo, avvenuta lo scorso 6 maggio ma valida da lunedì 18, si è dato il permesso di tornare a celebrare i matrimoni (ma anche messe, battesimi e funerali) alla presenza degli invitati della coppia.
Ecco, allora, che per pronunciare il proprio “Sì, lo voglio” davanti ad amici e parenti bisognerà osservare alcune norme tra cui:
- il rispetto del distanziamento sociale,
- l’obbligo di indossare mascherine,
- l’obbligo di curare l’igiene delle mani,
- il divieto di ingresso per chi presenta sintomi influenzali/respiratori,
- il divieto di ingresso per chi ha una temperatura corporea pari o superiore ai 37,5°C o è stato a contatto, nei giorni precedenti, con persone positive al Coronavirus.
Matrimonio nella fase 2: quanti invitati sono concessi in chiesa?
In più, con una nota del Ministero dell’Interno, gli uffici hanno precisato che le persone dentro una chiesa – anche se di grandissime dimensioni come una cattedrale – non possono essere più di 200.
“Per le cerimonie religiose da svolgere nei luoghi di culto chiusi – si legge -, ferme restando le misure richiamate e in relazione alla garanzia delle misure di distanziamento richieste e degli eventuali sistemi di aerazione disponibili, il numero massimo di persone non superi le 200 unità”.
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Fase 2, cosa si può fare e cosa è vietato per i matrimoni in chiesa
Nonostante questa riapertura, è chiaro che celebrare un matrimonio nel pieno della Fase 2 dell’emergenza Coronavirus non è come farlo in un qualsiasi altro giorno di un altro periodo.
Per gli sposi che decideranno di convolare a nozze in queste settimane ecco cosa e come cambia la cerimonia liturgica:
1. Capienza massima consentita
Il numero di 200 persone è il massimo consentito, ma in chiese particolarmente grandi. Ogni parroco dovrà individuare la capienza del proprio edificio sulla base di una distanza minima di sicurezza “pari ad almeno un metro laterale e frontale”. Il numero massimo di partecipanti consentiti deve essere affisso fuori dall’edificio, insieme alle altre indicazioni per la partecipazione alle liturgie.
2. Accesso alla chiesa
Volontari o collaboratori della parrocchia, muniti di mascherine e guanti, dovranno controllare che venga rispettato il numero di invitati sulla base della capienza massima dell’edificio. Meglio utilizzare più ingressi, se presenti, lasciando le porte aperte per l’entrata e l’uscita, così da evitare che i fedeli possano toccarne le maniglie. All’ingresso della chiesa devono essere presenti i gel igienizzati per le mani.
3. Mascherine e distanze di sicurezza
I partecipanti alle celebrazioni – compresi il prete, i concelebranti e gli sposi – devono obbligatoriamente indossare la mascherina e rispettare le distanze sanitarie di sicurezza.
4. Limitazioni su musicisti e cantanti
Il protocollo siglato da Governo, Cei e ministero degli Interni prevede che può esserci solo un organista, sicuramente non è consentita la presenza di un coro.
5. Comunione e segno della pace
Ancora niente segno della pace, mentre la distribuzione della Comunione può avvenire solo dopo che il celebrante avrà igienizzato le mani e indossato sia guanti monouso che la mascherina. Mantenendo la distanza di sicurezza, potrà offrire l’ostia senza però toccare le mani dei fedeli presenti.
6. Lancio del riso
Nel protocollo non si fa alcun riferimento a questo momento assai tradizionale, ma alcune diocesi hanno già vietato il lancio del riso al termine della messa perché sarebbe causa di assembramento (che resta ancora vietato).
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