La mia esperienza “su misura”, un viaggio di stoffa e amore

Il giro negli atelier e poi la scelta di affidarmi (e fidarmi) a lei, Chiara Vitale. Vedere nascere i miei abiti da sposa è stato un viaggio nel viaggio; un percorso basato su un’unica parola: sincerità. Ecco come è andata la mia esperienza su misura (Foto: Michele Dell’Utri)

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Lo sapevo io, lo sapeva lei. Da sempre.
Il mio abito da sposa (anzi, i miei!) non poteva che essere ideato e firmato da Chiara Vitale, cuore e anima creativa di Atelier Kore, scrigno sartoriale nel centro di Milano.

Non ci siamo dette nulla, fino a quando non è arrivato il mio momento, che è diventato presto anche “nostro”. 

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E con l’umiltà che solo i davvero grandi sanno e possono, la prima cosa che mi ha detto Chiara è stata: “Fai le tue prove in negozio, perché potresti trovare lì il tuo abito”. E così è stato.

Ho provato molti abiti, belli, alcuni bellissimi. Niente farfalle allo stomaco, però. 

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Io volevo lei, desideravo indossare una delle sue creazioni sin dalla prima volta che mi sono imbattuta nei suoi tessuti dipinti a mano. 

È cominciato così un emozionante andirivieni da Milano – io vivo a Palermo – con genitori e amiche al seguito. È iniziato così il mio percorso “su misura”, una delle esperienze più travolgenti e totalizzanti mai vissute.

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Ricordo ancora la prima prova, quando non c’era nulla di più che delle stoffe poggiate sul busto e intorno alla vita. Beh, sì, perché un abito da sposa sartoriale richiede una buona dose di immaginazione e una certa propensione ad affidarsi all’ingegno creativo dello stilista scelto e alle sapienti mani dei sarti dell’atelier.

Non è stato semplicissimo, lo confesso. Ci sono stati momenti in cui ogni mio sforzo di immaginare come sarebbero stati gli abiti – soprattutto quello per la cerimonia religiosa – è stato vano; poi, però, all’improvviso, tutto ha preso forma

Complice la sensibilità di Chiara, che solo una cosa mi ha “imposto” sin da subito: la sincerità.

Ecco, se stai pensando ad un modello su misura per il tuo abito da sposa, il consiglio che sento di darti è proprio questo: scegli un (o una) professionista con cui avverti una certa sintonia, con cui ci sia empatia e che sia disposto ad ascoltarti e ad accogliere ogni tuo dubbio, per poi trovare insieme una soluzione. La soluzione giusta per te.

In appena 6 mesi – questo è il tempo che ho avuto a disposizione per organizzare il mio matrimonio! – Chiara e le sue sarte hanno tirato fuori due abiti da sogno. Almeno per me. 

Il primo, per la chiesa, era un vestito in taffetà sotto e organza ricamata sopra: “Sei tu nel tuo essere forte, tenace, solida”, mi ha detto.

Il secondo, un delicato abito in organza, con su dipinti piccoli ramoscelli di astilbe rosa (un fiore a cui sono legata per una ragione personale e profondissima) e un cinturino verde in vita: “Questo, invece, racconta la delicatezza e l’amore che emani con il tuo sorriso e i tuoi occhi, proprio come fa il profumo di un fiore”, ha poi aggiunto Chiara. 

Insomma, la mia esperienza “su misura” è stata un viaggio nel viaggio. Fatto di stoffa e amore.  


Crediti

Un grazie speciale va al fotografo Michele Dell’Utri. Con discrezione ed affetto – e con il suo infallibile obiettivo – ha seguito me e Chiara durante l’ultima prova degli abiti e ha realizzato questi scatti che raccontano tutta l’emozione di quei momenti. E di certi legami. 

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