In esclusiva l’intervista doppia ad Alessandra Rinaudo e Carlo Cavallo

In esclusiva l'intervista doppia ad Alessandra Rinaudo e Carlo Cavallo

Rappresentano le due anime della stessa realtà, la Nicole Fashion Group e per la prima volta, proprio davanti alle telecamere di Sposi Magazine, si sono lasciati intervistare insieme. Abbiamo parlato di loro, della maison e del futuro che passa anche dall’inserimento in azienda di loro figlia Nicole

Sono a tutti gli effetti la “coppia del Wedding”, due facce diverse della stessa medaglia: la Nicole Fashion Group. Per la prima volta nella loro lunga carriera, in esclusiva ai microfoni di Sposi Magazine, si sono lasciati intervistare insieme la stilista Alessandra Rinaudo e suo marito Carlo Cavallo, ceo dell’azienda di moda sposa italiana più apprezzata e conosciuta a livello mondiale, elogiata anche dal Financial Times. Un’azienda che è un atto d’amore, in tutti i sensi.

In esclusiva l'intervista doppia ad Alessandra Rinaudo e Carlo Cavallo

Vent’anni di Nicole Fashion Group: qual è stata l’evoluzione, sia dal punto di vista di stile che di strategia aziendale?

Alessandra: «Il cuore, l’essenza dello stile è sempre rimasta la stessa. Io ho un’impostazione classica, penso ad una donna sempre elegante, glamour e di tendenza con le proposte Moda; nel tempo, però, è cambiata la quantità delle collezioni che realizzo con l’aiuto del mio staff, composto da diverse stiliste: quindi, il team è cresciuto. Naturalmente, anche la moda è cambiata: se quando ero giovanissima gli abiti erano quasi tutti bianchi e con poche varietà rispetto all’immagine dell’abito importante e largo, oggi proponiamo diversissimi modi di essere sposa perché, di fatto, è il matrimonio ad essere cambiato. Io cresco e mi evolvo con il mondo che cambia. E le collezioni oggi sono più variegate».

Carlo: «Il mio compito, paradossalmente, è stato abbastanza facile. A differenza di Alessandra, non venivo da questo settore ma da un mondo più fashion e, di conseguenza, ho visto modo di osservare in maniera più distaccata il mercato italiano. Ho dovuto studiarlo per capire come portare avanti la nostra allora piccola impresa, perché volevo creare qualcosa di importante. Credo di aver cambiato, all’epoca, gli equilibri del mercato della Sposa, girando l’Europa e il mondo per capire come erano altri e portando quella filosofia lì all’interno del nostro mercato. Bisognava prima creare il brand e poi lavorare sulla strategia di marketing; ovviamente, sono stato facilitato dal suo bellissimo prodotto».

Alessandra, quando hai capito che questo era il tuo sogno? E tu Carlo, invece, che volevi aiutarla a realizzarlo?

A: «Dopo le scuole superiori, quando è arrivato il momento di scegliere. Avevo una passione per l’interior designer, ma mi hanno conquistato le persone del Wedding: la mi mamma e le stiliste mi hanno ispirata e, quindi, ho scelto così. Ho avuto la fortuna di conoscere Carlo immediatamente e quando abbiamo deciso di unirci matrimonio, abbiamo anche deciso di costruire qualcosa insieme».

C: «A 21 anni ci siamo sposati, a 22 abbiamo avuto il primo figlio: non è che l’ho capito, sono stato obbligato a capirlo (ride, ndr)! Le responsabilità ci sono arrivate immediatamente e questo era quello da fare. Come detto, non conoscevo questo mondo e ciò è stato il più grosso vantaggio: mi ha permesso di fare la mia scelta, che si è rivelata poi la più giusta. C’erano, infatti, tantissime aziende proiettate sul prodotto, che lo lavoravano senza pensare però a come venderlo: per loro l’obiettivo era realizzare un bel vestito, venderlo sarebbe stata poi la conseguenza. Io, invece, ho sempre pensato che è fondamentale che il prodotto venga accompagnato da una strategia di Marketing e da una struttura aziendale che gli permettano di affacciarsi a panorami non solo nazionali».

La stilista Alessandra Rinaudo

Alessandra stilista, Alessandra moglie: com’è in un caso e nell’altro? E Carlo, imprenditore e marito?

C: «Siamo una coppia anomala e fortunata, perché siamo cresciuti insieme. Oggi, a 47 anni, con un percorso che comincia quando ne avevamo 16,  posso raccontarla come moglie, amica, compagna e donna di business. Proprio questo essere sia moglie che partner nel lavoro, sono sempre stati due aspetti molto agganciati tra loro. Che hanno permesso, poi, che si creasse quell’equilibrio che ancora oggi c’è tra noi».

A: «Carlo, secondo me, è un marito fantastico, perché ha quello che io reputo imprescindibile: onestà, lealtà, generosità. L’altro aspetto che ammiro è la sua costanza, il suo non cambiare mai idea sui fondamenti della vita: ci siamo conosciuti quando eravamo ancora molto giovani e su questi siamo ancora d’accordo. Sul fronte del lavoro è lo stesso: anche se abbiamo idee diverse rispetto ai dettagli, quando dobbiamo prendere la decisione di fondo, quella che cambia l’azienda o la direzione della famiglia, non abbiamo mai avuto visioni differenti».

Alessandra Rinaudo

Rappresentate, rispettivamente, il lato creativo e quello imprenditoriale dell’azienda: due diverse facce della stessa medaglia. Vi capita di sentirvi “condizionati” dalle logiche dell’altro?

A: «Sempre. Abbiamo visioni diverse e caratteri forti entrambi. Dunque, l’altro ti condiziona perché apporta quella parte in cui sei manchevole. Ad esempio, io sono più sognatrice e vivo molto di alti e bassi: o è bellissimo o bruttissimo; lui, invece, bilancia. E poi, io sono la più creativa e non ho troppo il senso economico, dei costi, della gestione funzionale. Quindi ci siamo creati delle parti: in alcuni ambiti ho prevalenza io, in altri lui; però, il bello è che queste idee diverse migliorano risultato finale, il confronto diventa costruttivo».

C:«Lei è la mia parte razionale. Tendenzialmente, infatti, io ho sempre rischiato molto. Seguendo il detto “pentiti ma venditi”, ho sempre cercato di raggiungere l’obiettivo nel tempo più veloce possibile e poi di trovare la soluzione per risolvere eventuali problemi sorti. Ogni mattina mi pongo un obiettivo: non avere un problema da risolvere è un grosso problema. Credo che tutto sia possibile, se uno lo vuole davvero. Lei è la parte che mi fa ragionare e, quindi, dal confronto prendiamo ciò che c’è di positivo per fare qualcosa di molto grande, che è poi ciò che abbiamo oggi. La nostra fortuna è che abbiamo persone – non li chiamo dipendenti – che lavorano con noi e che credono al cento per cento nel nostro progetto e sono i primi a stare in front line per arrivare all’obiettivo».

Alessandra Rinaudo

Il 2o18 segna l’entrata in campo di un pezzo fondamentale: vostra figlia Nicole. Come mai questo ingresso? E cosa ha preso dall’uno e dall’altra?

C: «Il fatto che Nicole si affacci in azienda è perché crediamo che sia maturata abbastanza per portare quel know-how che oggi ci serve; una visione non tanto manageriale e creativa, quanto giovanile e frizzante del cambiamento che si sta attuando nel mondo: penso ai social, internet e a questa parte di mondo per cui – nonostante Alessandra ed io siamo abbastanza giovani – mi sento assolutamente vecchio. Per gli studi che ha fatto alla Bocconi di Milano e la vita condotta in questi suoi primi 22 anni, ricca di viaggi in tutto il mondo, speriamo vivamente che questo sia il momento giusto per per portare freschezza non solo alla Nicole, ma a tutto il mondo del Wedding».

A: «Io in lei mi rivedo. Prima di tutto, sottolineo che Nicole ha scelto, lei è stata libera di decidere – come lo sono gli altri due nostri figli – e quando è venuto il suo momento lei ha scelto, ci ha detto di sentirsi pronta. Lei l’azienda ce l’ha nel sangue, io vedo il suo talento nelle osservazioni che fa e nella conoscenza del settore che ha. Secondo me ha talento da vendere ed è anche un personaggio: umile, empatica, sa bene qual è la responsabilità del suo ruolo. Noi abbiamo un doppio ruolo: è sì nostra figlia, ma abbiamo ben chiaro che l’azienda deve avere una buona gestione dovuta al merito».

Alessandra Rinaudo

C: «Nicole entra in azienda non perché è nostra figlia. Lavorerà qui solo se porterà il know-how che ci aspettiamo, come persona su cui abbiamo investito. Pronta sì, se è brava lo vedremo tra due o tre anni».

A: «C’ho pensato tanto, non è stata una scelta facile da prendere quella rispetto al suo ingresso. Tutto il nostro personale la ama molto perché si è saputa approcciare loro, per cui devo dire che sono serena. Certo, il gioco sarà duro».

L’ultima domanda è sul futuro: cosa dobbiamo aspettarci dalla prossima collezione e, dunque, dall’azienda?

A: «Quest’anno sono molto soddisfatta delle collezioni, cosa che dico raramente. Sono alla finitura dei dettagli. Il mood della sfilata è romantico e rappresenterà lo stile dell‘Iialia nel mondo, per parlarne anche ai buyer esteri. Le collezioni sono molto ben bilanciate: c’è freschezza ed eleganza in tutte, ma ognuna è stata sviluppata per dare una gamma di volumi, tessuti e tematiche stilistiche importante e completa. Rimangono, naturalmente, le grandi differenze: la linea Nicole è quella più di tendenza; Colet è romantica e adatta ad un natural style; la Jolie rimane quella più internazionale, mentre la linea Aurora ha un tocco bon ton; la Romance è principesca e super romantica. Poi c’è la Alessandra R, che identifica di più l’aspetto del lusso e della preziosità. In tutto questo non voglio cambiare, perché Nicole vuole rappresentare l’italianità dell’interpretazione dell’abito da sposa nel mondo».

C: «Con grandissimo orgoglio posso dire che all’evento di Roma, quest’anno, avremo tutti i migliori clienti in Italia, che sono più di 450, e presenze da oltre 5o Paesi da tutto il mondo: dall’Australia alla Cina, agli Stati Uniti e al sud Africa. Tutto ciò fa bene a Nicole, ma più in generale al settore. Nicole, ad oggi, insieme solo ad un’altra azienda, è l’unica realtà a livello mondiale che realizza un evento di così grande impatto: non è facile far venire a casa tua più di 1500 persone e, soprattutto, gestirle. quest’anno, poi, parteciperemo anche al Si Sposaitalia: ci sembra doveroso; è stata una manifestazione che, nei primissimi anni della nostra carriera, ci ha dato possibilità di affacciarci al panorama italiano. Siamo orgogliosi di parteciparvi, perché il nostro Paese ha tantissimo da dire: in Italia siamo bravi molto più di altri che, magari, sono migliori di noi nel vendere il prodotto ma non a farlo».

Alessandra Rinaudo

Alessandra: «Un caro saluto al vostro pubblico perché siete uno staff fantastico anche voi. E un augurio a tutti gli sposi del 2018!».

Carlo: «Questa è la prima intervista che faccio in 20 anni di carriera. L’ho fatta volentieri con voi perché credo che questa rivista sia avanti, che abbia capito ciò di cui il settore ha bisogno: non è solo un giornale da sfogliare, ma una rivista capace di dire tante cose. Il fatto che voi dalla bellissima Sicilia siate qui, è ciò che vi rappresenta: persone giovani, con curiosità e l’ambizione di arrivare proprio come noi all’inizio. E questi sono i primi due ingredienti del successo».

 

 

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